Storia e Cultura del Carnevale

Un gioiello di storia a nord del Gennargentu

Il paese di Mamoiada, gioiello della provincia di Nuoro, si trova poco più a nord del massiccio montuoso del Gennargentu. Abitato fin dall’epoca preromana, come dimostrato dalla quantità di nuraghi, menhir e Domus de Janas presenti nella zona, conta oggi poche migliaia di abitanti.

Nel tempo ha saputo costruirsi una sua fama, viva non solo in Sardegna ma anche nella mente dei turisti che ogni anno scelgono di visitarla. Questo grazie anche alla qualità rinomata dei prodotti caseari, dei salumi e dei vini prodotti in questo piccolo borgo della Barbagia. Una tappa particolarmente apprezzata da chi sceglie di visitare la zona, inserendola spesso in un percorso che si snoda fra Nuoro, Orgosolo, Fonni e i loro dintorni.

Mamuthones e Issohadores: i significati di Carnevale antichissimo

Se un ruolo lo hanno giocato i prodotti della cultura enogastronomica, Mamoiada deve la sua notorietà anzitutto alla storica tradizione carnevalesca, che ogni anno rinnova la sua eco internazionale attirando migliaia di persone. Doppia è la valenza delle sue maschere, i Mamuthones e gli Issohadores: se esse da un lato rappresentano un fondamentale elemento folkloristico, dall’altro raccontano alcuni dei momenti cruciali della storia barbaricina.

La ricchezza di una tradizione antichissima

Mamoiada celebra numerosissime sagre e feste paesane. Gli stessi festeggiamenti per il Carnevale iniziano di fatto il 17 gennaio, con le celebrazioni per Sant’Antonio Abate. In questa giornata infatti i Mamuthones e gli Issohadores appaiono attorno ai fuochi dedicati al Santo, e iniziano la sfilata per le vie del paese, facendo visita ai diversi rioni a suon di campanacci – i primi – e prendendo al laccio passanti e ospiti – i secondi. La festa culmina il Martedì Grasso, quando ai gruppi organizzati si affiancano i carri allegorici spontanei.

Folklorizzazione e fascino

La riscoperta delle maschere sarde

I primi studi sulla tradizione del Carnevale in Sardegna sono recenti. Il primo a parlarne fu Raffaello Marchi, storico e antropologi originario di Nùoro, che nell’ambito dei suoi studi svolti nel 1951 ipotizzò che la cerimonia potesse riferirsi a una vittoria dei pastori barbaricini (gli Issohadores) sui mori (i Mamuthones). Nel tempo le ipotesi si sono moltiplicate, e oggi le celebrazioni hanno subìto una massiccia ma rispettosa folklorizzazione. Da anni infatti i Carnevali della Sardegna non sono più feste limitate alla dimensione paesana, ma eventi suggestivi e affascinanti capaci di attirare ogni anno migliaia di turisti, dal resto dell’Isola e dal mondo intero.

Mamuthones e Issohadores

I protagonisti del carnevale di Mamoiada

Una delle più solide convinzioni fra i mamoiadini è che, senza Mamuthones e Issohadores, non possa esserci il Carnevale. Una certezza che racconta l’importanza riconosciuta alla celebrazione, che vede nel momento in cui si indossa la maschera (sa viséra), quello culminante della vestizione. È allora che i protagonisti perdono la propria identità e danno vita alla sfilata che si protrae dal pomeriggio alla sera tarda, facendo attenzione a bere e mangiare poco, forse in ricordo del digiuno storicamente legato alla giornata.

Il rito delle maschere di Mamoiada ha subìto nel tempo diverse e numerose sovrapposizioni di significati, che fanno riferimento a momenti storici diversi, in un intreccio costante di tempo storico e tempo mitologico. È probabile che la celebrazione abbia avuto origine nell’ambiente agropastorale precristiano, in quanto rito apotropaico usato per scacciare gli spiriti maligni dalle persone e dal bestiame, in un momento in cui si aveva una concezione della vita e della morte molto diversa da quella che venne introdotta in seguito dal cristianesimo. Col tempo a questi significati ancestrali se ne sovrapposero altri, ma in ogni caso, ancora oggi, il rito di Mamuthones e Issohadores conserva il ricordo dell’antica cerimonia che in seguito il cristianesimo ricondusse ad allegoria e mascherata carnevalesca.

I Mamuthones
Le più celebri delle maschere sarde

È senz’altro quella del Mamuthone la maschera più riconoscibile del carnevale mamoiadino e, forse, di quello della Sardegna. Un abbigliamento che, oggi, è ricco e caratteristico: l’abito in velluto scuro sormontato da su bonette, copricapo maschile; la mastruca nera chiamata sa pedde; le scarpe in pelle conciate a mano – sos husinzos; e ancora sa viséra, la maschera antropomorfa nera e in legno e coperta da un fazzoletto, su mucadore. Ma, ancora più nota, è sa càrriga, il grappolo di campanacci e sonagli distribuito sul corpo dei Mamuthones, dal peso che spesso arriva a raggiungere i 25 kg.

Alcuni antropologi danno un’affascinante interpretazione al pesante passo dei Mamuthones, che sembra calpestare vigorosamente la terra quasi a esortarne il risveglio produttivo. Un movimento che genera il caratteristico rumore, la cui potenza è accresciuta dalla sfilata coreografica.

Gli Issohadores
Gli otto custodi del Carnevale di Mamoiada

Gli Issohadores sono sempre meno numerosi rispetto ai Mamuhtones, e si dispongono in maniera solo apparentemente disordinata: uno di loro sta a capo delle due file, uno al centro e uno dietro, mentre gli altri si muovono in ordine sparso con un passo più agile di quello dei Mamuthones. Durante la sfilata lanciano la corda (sa soha) che hanno in mano verso il pubblico, catturando preferibilmente donne e ragazze. Un gesto di buon augurio, con un significato – secondo alcuni studiosi – quasi fertilistico.

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Contatti

Museo delle Maschere Mediterranee
Piazza Europa, 15
08024 - Mamoiada, Nuoro

MATer - Museo dell'Archeologia e del Territorio
Via Manno, 18
08024 - Mamoiada

Museo della Cultura e del Lavoro
Via Sardegna, 17
08024 - Mamoiada

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